Le probabilità che il vaccino contro il coronavirus funzioni scendono al 50% a causa della rapida diminuzione dei casi.
Uno dei laboratori che sta lavorando più duramente per ottenere un vaccino contro il coronavirus è il Jenner Institute dell’Università di Oxford.
Considerato uno dei più probabili a essere il primo a realizzarlo, da alcune settimane aveva anche fissato il mese di settembre come obiettivo.
Ma ultimamente i ricercatori si trovano ad affrontare un problema inaspettato: non vi sono abbastanza persone infette e la sperimentazione ne risente.
Il dottor Adrian Hill: “Dobbiamo sperare che il virus duri ancora per poter terminare la sperimentazione”
Secondo Sky News, il virus sta scomparendo così velocemente nel Regno Unito che le possibilità di trovare con successo il vaccino sono ridotte al 50%.
Il professor Adrian Hill, uno dei responsabili, dice che è sempre più difficile trovare pazienti con cui testare il nuovo farmaco.
“È una corsa contro un virus che scompare, una corsa contro il tempo. All’inizio dell’anno abbiamo detto che c’era l’80% di possibilità di sviluppare un vaccino efficace entro settembre. Ma ora c’è il 50% di possibilità di non ottenere risultati”.
E prosegue con una frase che lascia sbalorditi: “Siamo nella strana posizione di volere che il Covid-19 rimanga almeno per un altro po’ di tempo“.
I trials sul farmaco – ufficialmente noto come ChAdOx1 nCoV-19 (si pronuncia Chaddox One) – sono partiti con una fase iniziale di test su 160 volontari sani, di età compresa tra i 18 e i 55 anni, per vedere se poteva combattere efficacemente il virus.
Tale vaccino è sviluppato come versione indebolita dell’adenovirus (quello che causa il raffreddore), in grado di provocare infezioni negli scimpanzé.
Lo studio è destinato a passare a una seconda e terza fase, che comporterà il test su circa 10.000 persone e l’ampliamento dell’età dei partecipanti per includere bambini e anziani.
Ma se non ci sono abbastanza persone in grado di trasmettere il virus, gli scienziati non avranno prove sufficienti per dimostrarne l’efficacia.
Problemi anche per il vaccino sperimentale americano: troppe reazioni avverse gravi
Lunedì 18 maggio 2020 l’azienda Moderna ha diffuso un comunicato stampa in cui dichiara di aver visto risultati positivi per la prima fase della sperimentazione del vaccino COVID-19.
La notizia ha fatto salire i prezzi delle loro azioni, dato che l’azienda farmaceutica sta lavorando con il Dr. Anthony Fauci e il suo l’Istituto Nazionale per le Allergie e le Malattie Infettive.
Tutto è cambiato martedì 19 maggio, quando Stat News ha pubblicato un articolo in cui afferma che Moderna non ha prodotto alcun dato a sostegno delle loro affermazioni.
Sulla questione è intervenuto anche l’avvocato attivista Robert Kennedy Jr, nipote dell’ex presidente americano John Fitzgerald Kennedy.
“Il vaccino progettato da Moderna ha causato il 20% di reazioni avverse gravi“, ha denunciato mediante un articolo sulla pagina Twitter di Children’s Health Defense.
Inoltre evidenzia che l’azienda non ha rilasciato lo studio clinico e il suo comunicato stampa era pieno di incongruenze.
In esso si riconosce che 3 volontari su 15 hanno sviluppato eventi sistemici di grado 3, definiti dalla FDA così: “impedimento dell’attività quotidiana e necessità di intervento medico“.
Viene inoltre precisato che Moderna ha permesso solo a volontari eccezionalmente sani di partecipare allo studio, proprio per avere dati affidabili.
Un vaccino con questi tassi di reazione potrebbe quindi causare gravi lesioni in 1,5 miliardi di esseri umani se somministrato a tutta la popolazione. Foto: YouTube