Seconda possibile reazione avversa grave per il vaccino ideato dall’Università di Oxford e AstraZeneca ma solo i giornali stranieri ne stanno parlando.
Ricorderemo tutti i titoloni dei giornali di inizio settembre sulla reazione avversa nella sperimentazione del vaccino contro il coronavirus destinato anche all’Italia. Poi, almeno da noi, il silenzio.
Invece il 19 settembre sul New York Times è uscito un articolo che informa che sono due i volontari ad aver riportato gravi malattie neurologiche durante la sperimentazione.
Così, mentre gli studi su questo vaccino sarebbero ripresi nel resto del mondo, negli Stati Uniti sono ancora bloccati.
Due reazioni avverse per il vaccino di Oxford
Sul NY Times hanno scritto: «Gli esperti sono particolarmente preoccupati per le sperimentazioni sui vaccini di AstraZeneca a causa del rifiuto dell’azienda di fornire dettagli su gravi malattie neurologiche riscontrate in due partecipanti, entrambe donne».
L’azienda ha rilasciato pochi dettagli sui due casi. La prima partecipante aveva ricevuto una sola dose. Ora dicono che la mielite trasversa non fosse correlata al vaccino ma un sintomo di una sclerosi multipla non diagnosticata in precedenza.
Per quanto riguarda la seconda partecipante, che aveva già ricevuto la seconda dose del vaccino Oxford, il NY Times scrive che l’azienda non ha confermato una diagnosi.
Però ci sarebbe stata una soffiata. «Una persona che ha familiarità con la situazione, che ha parlato con il Times a condizione di anonimato, ha detto che la malattia individuata nel partecipante era mielite trasversa».
Essendo una condizione rara, gli esperti hanno specificato che già un caso su migliaia di volontari potrebbe determinare una bandiera rossa alla sperimentazione.
Mark Slifka, esperto di vaccini presso la Oregon Health and Science University, ha aggiunto: «Se ci sono due casi inizia a sembrare un modello pericoloso. Se un terzo caso di malattia neurologica si manifestasse nel gruppo, allora questo vaccino non potrebbe essere prodotto».
AstraZeneca, in un’informativa datata 11 settembre, ha insistito che le malattie sui due volontari erano «improbabili da associare al vaccino».
Ha anche aggiunto che «non c’erano prove sufficienti per dire con certezza che le malattie erano o non erano correlate al vaccino».
Ma la FDA non ha consentito la ripartenza degli studi. Un ex funzionario della Food and Drug Administration, il dottor Goldberger, ha detto di aver trovato «un po’ inquietante» il rapido riavvio delle sperimentazioni all’estero, soprattutto considerando la mancanza di dettagli su pazienti e sintomi e l’ambiguità intorno alla loro connessione con il vaccino.