HomeItaliaSindacato italiano balneari: 'Momento drammatico, dal governo solo parole'

Sindacato italiano balneari: ‘Momento drammatico, dal governo solo parole’

Siamo quasi a maggio e le temperature inizieranno a salire, regalando a molti italiani la possibilità di recarsi al mare. Già, ma a che punto siamo con i lidi balneari? Lo abbiamo chiesto a Riccardo Borgo, presidente onorario del SIB, Sindacato italiano balneari.

Com’è la situazione attuale? Il Governo vi sta aiutando o si brancola ancora nel buio? I balneari hanno un problema che è prioritario: occorre mettere in sicurezza il futuro delle imprese. Con la legge finanziaria del 2019 (legge 145/2018) si è stabilito di estendere la scadenza delle concessioni demaniali al 31.12.2033.

In Italia troppi comuni e Autorità Portuali di Sistema hanno disatteso questa norma che, è evidente, rappresenta un presupposto indispensabile per poter continuare ad operare posto che oggi la scadenza delle nostre concessioni è fissata al 31.12.2020. Immaginare che si possa fare impresa con una prospettiva di questo genere è pura fantasia. Questa è la richiesta forte e irrinunciabile che abbiamo fatto e continuiamo a fare al Governo.

Sino ad oggi solo parole. Una recente dichiarazione del ministro Franceschini afferma che il Governo ha pronta la soluzione che sarà inserita in un prossimo provvedimento di legge. Aspettiamo con ansia le indispensabili conferme.

Sindacato italiano balneari: stringiamo i denti

Un po’ per la paura, un po’ per le restrizioni, immagino sarà  difficile ripetere i numeri degli scorsi anni. Alcuni proprietari di stabilimenti balneari stanno addirittura pensando di restare chiusi, lei cosa suggerisce?

Non c’è dubbio che la prossima sarà una estate anomala, anche dal punto di vista economico. Non sappiamo quando si potranno aprire gli stabilimenti balneari e quali saranno le regole. Posso affermare che siamo disponibili a fare sacrifici economici e pronti a dare il nostro contributo a rilanciare, anche dal punto di vista morale, il Paese che ha bisogno di uscire il più presto possibile da questa pesantissima clausura e tornare ad avere fiducia nel futuro.

Mi rendo conto delle molte preoccupazione dei colleghi e della domanda che molti si fanno se valga la pena riaprire. Domanda lecita visto che abbiamo davanti un’estate senza utili, con la necessità di contrarre debiti con le banche al fine di avere liquidità per avviare l’attività e magari essere ancora alle prese con i costi e i debiti dovuti alla pesantissima mareggiata dell’autunno 2018.

Situazione di per sé pesantissima che diventa impossibile senza la certezza di poter continuare il nostro lavoro dopo la fine del 2020. Detto questo noi invitiamo i colleghi a stringere i denti e, fatto salvo casi del tutto eccezionali, ad aprire le attività proprio perché vogliamo dare un importane contributo alla ripresa del Paese e affermare con forza che “ i balneari ci sono” e che, in questo momento difficile, abbiamo tutti bisogno del senso di benessere che mare e spiaggia danno.

Le norme di sicurezza

Avrà certamente fatto caso ad alcune proposte un po’ bizzarre, come quella di utilizzare plexiglass per ottimizzare il distanziamento sociale. Cosa ne pensa?

Oggi assistiamo a un fiorire di proposte e consigli su come riorganizzare le nostre spiagge al tempo del covid-19. Alcune, come quella citata delle paratie in plexiglass, sono anche un po’ oltre la bizzarria. I balneari italiani, dall’alto della loro esperienza e professionalità, sono in grado di dare risposte all’altezza delle norme di sicurezza che verranno date e della qualità dei servizi che tradizionalmente offrono ai clienti, senza ricorrere a strumenti e attrezzature che ne snaturerebbero caratteristiche, ruolo e immagine.

Termoscanner all’ingresso, pensa sia una soluzione plausibile? Noi siamo i primi a voler garantire sicurezza certa ai dipendenti, ai clienti, a noi stessi e alle nostre famiglie. Quindi pronti a mettere in campo tutto quello che sarà necessario fare per raggiungere l’obiettivo e a rispettare le norme di sicurezza che ci saranno impartite. Certo è che non possiamo dare nemmeno l’idea di dover ospedalizzare un momento di svago e di serenità. Se i termoscanner saranno individuati come necessari oltre che per gli operatori anche per i clienti ce ne faremo una ragione. Personalmente penso e spero che non saranno necessari e che si possano utilizzare altri strumenti per fare degli stabilimenti balneari dei luoghi ”virus free”.

Mascherina al mare?

Sembra assurdo dover discutere sull’uso o meno della mascherina in spiaggia ma tant’è. Almeno in acqua basterà rispettare le distanze o vi obbligheranno a fare dei percorsi con le boe?

Ripeto che oggi tutto quello che si ipotizza sulle modalità di gestione e organizzazione di una spiaggia sono esercizio di fantasia. Ci sono le autorità preposte, a partire dal Ministero della Sanità, che ci stanno lavorando e alle quali stiamo dando il nostro contributo. Dato per certo, lo dicono gli esperti, che il mare è quanto di meglio possa contrastare il diffondersi del virus, penso che le mascherine non saranno necessarie se, anche lì, sarà mantenuto il distanziamento sociale al quale ormai siamo ampiamente allenati.

Tra le possibili altre misure da adottare c’è anche l’ipotesi di test sierologici per il personale delle strutture e per i clienti: un bel modo per complicarvi la vita. Non crede che tutte queste misure possano indurre le persone a evitare il mare?

Vale quanto ho appena affermato. Penso che per gli operatori possano essere utili se non necessari tutti i tipi di esami per garantire che non siano portatori del virus. Altro discorso riguarda i clienti. Immaginare che chi va in spiaggia debba presentarsi con il libretto sanitario aggiornato anche dall’aver eseguito test sierologici mi sembra fuori dal mondo. Ha ragione lei: sarebbe il miglior modo per indurre le persone a evitare mare e spiaggia.

Danni economici e sussidi

A pasquetta abbiamo avuto un tempo davvero bello e, nei prossimi giorni, le temperature continueranno ad aumentare. Gli altri anni, di questi tempi, alcuni avevano già iniziato a lavorare. Quanto incideranno queste giornate senza lavoro?

Sicuramente l’avvio ritardato, e non sappiamo ancora di quanto, della stagione balneare inciderà sull’economia delle nostre aziende. Molti operatori, cogliendo l’occasione di una Pasqua alta, dei due bei “ponti” del 25 aprile e del 1° maggio e della voglia di spiaggia dopo l’inverno sarebbero stati pronti a partire. Pazienza, faremo di necessità virtù. L’importante sarà poter aprire magari un po’ in ritardo ma in tutta in sicurezza, con regole certe ma “gestibili” e, soprattutto, con la certezza della continuità dell’impresa.

Quali sussidi avete avuto dallo Stato? Siamo considerati come le altre imprese e quindi, al momento, si può accedere all’indennità 600/800 euro per le partite IVA, la possibilità di utilizzare la cassa integrazione in deroga per i dipendenti assunti prima del 17 marzo, l’opportunità di richiedere mutui alle banche con garanzia dello Stato per acquisire liquidità e poter sospendere le rate dei mutui in corso. Credo che qualche risorsa a fondo perduto sarebbe, oltre che utilissima, più immediata ed incisiva per superare un momento che, per non pochi di noi, rischia di essere drammatico.

A mio modo di vedere sarebbe necessario anche un provvedimento a garanzia dei nostri dipendenti che, lo ricordo, sono fondamentali per la miglior gestione delle nostre aziende. L’incertezza sull’avvio della stagione ci costringe a essere prudenti nelle assunzioni diversamente da quanto succedeva gli scorsi anni. Se fossimo sicuri che, nel limite numerico di quanto fatto gli scorsi anni, si potesse assumere con la certezza di poter utilizzare la cassa integrazione qualora l’apertura fosse ulteriormente dilazionata, potremmo dare maggiori opportunità ai nostri collaboratori che dallo scorso autunno aspettano questa opportunità di lavoro.

Sindacato italiano balneari: ce la faremo

Sapete quale sia la situazione fuori dall’Italia? Anche i vostri colleghi stranieri sono alle prese con restrizioni simili o succede solo in Italia?

I problemi che dobbiamo affrontare sono simili a quelli dei colleghi delle altre nazioni perché questo maledetto virus non fa distinzione di nazionalità e, purtroppo, non scherza per niente. Forse qualche paese è un po’ più avanti nelle soluzioni ma, grosso modo, siamo tutti sulla stessa barca.

Siete preoccupati? Preoccupati sì, tanto. Ma anche fiduciosi in quanto consapevoli del valore economico, occupazionale e sociale, tanto più in questo momento, delle nostre imprese. E se tutto andrà per il verso giusto, sono certo che ce la faremo.