Gianluigi Paragone attacca Ruffini, attuale presidente dell’Agenzia delle Entrate: “Esisti soltanto tu e le tue performance che ti consentono di stare lì”.
“Non c’è niente da fare, sulle tasse non lo vogliono capire, non lo possono capire, perché non hanno mai fatto impresa e non sanno cosa significhi mettere su un negozio o far parte delle partite Iva”.
È quanto ha dichiarato, poco fa, Gianluigi Paragone. “Sono nati burocrati e a furia di pensare da burocrati riescono anche a fare carriere, come questo Ruffini a capo dell’Agenzia delle Entrate”.
Il bersaglio del messaggio di Paragone è proprio lui, Ernesto Maria Ruffini, Direttore dell’Agenzia delle Entrate. Secondo il giornalista, in un’intervista al Corriere della Sera, Ruffini avrebbe detto che i soggetti più colpiti devono essere tutelati ma, chi può, deve continuare a contribuire, così il sistema reggerà.
Paragone attacca Ruffini: “Sei l’esattore che non vuole capire”
Secondo Gianluigi “le zone più colpite sono quelle più produttive del Paese. È in Veneto e Lombardia che si concentra il PIL. Ma Ruffini non lo può sapere perché è un burocrate. E poi ci sono le Marche, l’Emilia Romagna e tutti i problemi relativi al turismo: chi ca**o te le paga le tasse? Qui le aziende chiudono e il turismo è morto“.
“Come pensi di risolvere la situazione – rivolgendosi a Ruffini – facendo l’esattore? Voi non sapete cosa significa fare impresa e stare dietro alla burocrazia, alle norme. E tu, caro Ruffini, sei l’esattore che non vuole capire!”
Gianluigi Paragone ne ha pure per il Governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco. “Al sole 24 ore – spiega il giornalista – ha dichiarato che il risparmio degli italiani aiuterà la ripresa. E già – commenta il giornalista – nonostante imprenditori e famiglie hanno già dovuto tenere botta prima, adesso sono visti dagli avvoltoi come quelli che attraverso il risparmio, aiuteranno la ripresa”.
Poi torna su Ruffini: “Non ti ho sentito dire nulla sulle dichiarazioni del ministro Provenzano, quando ha detto che bisogna aiutare le persone che lavorano in nero”.
E conclude: “Abbiamo le imprese che non vengono pagate da anni, non soltanto per questa emergenza. Capisco la sopravvivenza ma attenzione: volete davvero mandare il Paese a carte quarantotto?”
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