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Luca Mercalli: «Se il virus rallenta nei paesi caldi, buona notizia per noi»

Abbiamo intervistato il climatologo italiano Luca Mercalli fondatore e dirigente della rivista Nimbus e responsabile dell’Osservatorio Meteorologico del Collegio Carlo Alberto di Moncalieri.

Buongiorno professore, stiamo vivendo un momento difficile e purtroppo, almeno per ora, le belle notizie sembrano scarseggiare. Non sul piano atmosferico però, dove la situazione sta migliorando. Secondo l’Agenzia spaziale europea (ESA) stiamo assistendo a un piccolo ma importante miglioramento rispetto all’inquinamento atmosferico grazie a un sensibile calo di emissioni: quanto sono importanti questi dati?

Sono per ora soltanto un’indicazione di quanto la riduzione dei trasporti e delle attività industriali possa influire sulla qualità dell’aria e sulle emissioni che alterano il clima, ma potrebbe rimanere un fenomeno temporaneo limitato all’emergenza sanitaria, chiusa la quale i consumi potrebbero risalire ai livelli precedenti.

In Cina, un Paese che soffre in maniera particolare questo problema, il blocco totale per la quarantena ha fatto registrare una notevole riduzione di smog. Ne potrebbe beneficiare tutto il pianeta? In quale misura?

No, i valori sono troppo modesti per indurre un beneficio stabile globale, al limite si è rallentato di un paio di mesi il tasso di emissione precedente.

Luca Mercalli e una riflessione radicale sui nostri stili di vita

Lei crede che la differenza evidenziata dall’ESA per le regioni del nord possa indurre le istituzioni a capire quanto sia importante agire in tal senso e prendere provvedimenti per il futuro?

Quando si avranno dati definitivi alla chiusura della crisi sanitaria si potranno fare stime più precise, per ora è tutto ancora in corso. Certamente, alla luce di questa esperienza, una riflessione radicale sui nostri stili di vita dissipativi e sulla distinzione tra superfluo e necessario sarebbe auspicabile per raggiungere gli obiettivi di sostenibilità.

Potrebbe essere utile bloccare tutto ciclicamente anche senza il pericolo di un virus? Lei cosa proporrebbe?

Più che bloccare le attività, che non è certo una scelta praticabile, molto meglio proseguire con maggior convinzione la transizione energetica e la tassazione di alcune attività dannose per l’ambiente incentivando quelle più sobrie. Mi spiego, sarebbe assurdo bloccare d’imperio il traffico aereo, ma se gli si fa pagare una congrua carbon-tax allora la gente viaggerà di meno su lunga distanza. Insomma, per arrivare al risultato sarebbe meglio programmare e negoziare con calma delle strategie invece che subire delle catastrofi.

Uno studio pubblicato recentemente ipotizza che il coronavirus preferisca alcuni tipi di clima. Se lo studio avesse ragione, con l’arrivo del caldo l’Italia uscirebbe dalle zone favorite. Secondo lei è verosimile?

È una pista di ricerca preliminare, sappiamo ancora troppo poco del comportamento del virus. Sarebbe una buona notizia, ma deve essere verificata dalle osservazioni delle prossime settimane, se ci sarà conferma che il virus nei paesi caldi è rallentato, allora si potrà essere ottimisti anche nelle nostre regioni. Qui aggiorniamo la situazione. – Foto: You TubeWikipedia