Ieri sera su Radio 11.11 è andata in onda un’interessante puntata dal titolo Virus 2020 che ha avuto come protagonisti molti ospiti, tra cui il virologo di fama mondiale Giulio Tarro.
Gli ospiti, medici e scienziati, hanno dato vita a un confronto su vari aspetti legati al coronavirus e hanno risposto alle domande del pubblico in ascolto.
Nel dibattito tra esperti è intervenuto anche Giulio Tarro, virologo di fama mondiale, che avevamo intervistato qualche tempo fa.
Uno dei primi argomenti trattati è stato la correlazione che può esserci tra clima e coronavirus: «Penso che sia importante valutare il comportamento del virus alle diverse latitudini. In Africa, per fortuna, è soltanto un’endemia. Non ci sono grossi numeri di contagio, grazie al clima».
Intervento del professor Giulio Tarro
Il professor Giulio Tarro ha poi parlato dei numeri e dei dati che interessano il nostro Paese: «L’Imperial College di Londra che aveva già calcolato 6 milioni di contagiati questo fine marzo. Anche uno studio dell’Università di Oxford ha detto che praticamente ci trovavamo di fronte al 64% di italiani contagiati».
«La comunicazione dei giornalisti del Corriere della Sera degli studi fatti sulla Diamond Princess è molto importante — continua il professor Tarro — perché in quella nave hanno effettuato uno studio completo sui malati, sugli infetti e sulle pochissime vittime».
Il professore ha infatti specificato che, grazie a quello studio, i giornalisti del Corsera hanno potuto riportare, in base al modello della nave Diamond Princess, che a fine marzo gli italiani contagiati in totale fossero 11 milioni e 200 mila.
«A questo punto — aggiunge Giulio Tarro — tutti i morti che ci sono rientrano nel famoso 1% di mortalità che avevano analizzato i dati cinesi. Quindi abbiamo tutta un’altra visuale delle cose».
Continua: «C’è anche il famoso lavoro dell’esercito americano che indica l’aumento del rischio di contrarre il coronavirus del 36% nei soggetti che hanno avuto il vaccino antinfluenzale».
Il professor Giulio Tarro porta all’attenzione dei radioascoltatori un interessante studio della scuola olandese, pubblicato nel 2008, su un’epidemia da pneumococco e da meningococco attivata dal virus dell’influenza e dal virus respiratorio sinciziale.
«Quindi la situazione è molto complessa e va analizzata e risolta sul piano scientifico, non con i numeri che ci vengono dati. E nemmeno basandoci su gente che a inizio febbraio diceva che non ci sarebbero stati casi in Italia e poi parla di un vaccino che deve essere sperimentato senza i normali passi che solitamente vengono fatti sul piano etico».
Bergamo e Brescia
La domanda che fanno al professore è come sia possibile che, da queste due città, un virus così altamente contagioso non sia arrivato a Milano facendo molte vittime.
«Mi ricollego a quanto detto in precedenza. C’è stata una richiesta di ben 185.000 dosi di antinfluenzale a Bergamo. In concomitanza c’è stata un’endemia da meningococco per cui sono state richieste 34.000 dosi. Tutti questi eventi sono sicuramente importanti, specialmente se messi a confronto con quello studio sull’esercito americano e quello olandese sul virus respiratorio sinciziale. Quindi ci sono delle associazioni da studiare, indipendentemente dal rapporto cause ed effetto».
Parlando delle morti dei pazienti con Covid-19, al professor Giulio Tarro viene chiesto se è possibile che molti muoiano di altre patologie, pur avendo il virus.
«Credo che questo sia giusto anche perché in linea con gli studi a posteriori dell’Istituto Superiore di Sanità. Non so se abbiamo già parlato delle 900 cartelle cliniche di cui solo 19 si possono far risalire al coronavirus. Lo stesso vale, se non sbaglio, per Brescia, dove molte delle morti non hanno nulla a che vedere con il coronavirus». Foto: YouTube
https://www.youtube.com/watch?v=-DulDUVQguc&feature=youtu.be