Ad un anno dalla scomparsa di Michele Ruffino, che esasperato dagli atti di bullismo nei suoi confronti si è tolto la vita gettandosi da un ponte ad Alpignano, torna a parlare la madre del diciassettenne, Maria Catambrone Raso.
Ospite ai microfoni della trasmissione “Prima Pagina”, condotta dal giornalista David Gramiccioli su Radio Centro Suono Sport, la signora Maria ha ripercorso la terribile vicenda.
“Michele era un ragazzo sensibile e buono, il suo sogno era quello di diventare un pasticciere: per questo frequentava l’Istituto Alberghiero della zona”. Nella scuola purtroppo c’erano anche i bulli che già dalle medie tormentavano il giovane.
Il conduttore ha chiesto quali provvedimenti abbia preso la scuola: “Più volte siamo andati a parlare con il vicepreside e gli abbiamo mostrato i messaggi intimidatori e offensivi che arrivavano a Michele”, ha spiegato la signora Maria.
La scuola chiese alla famiglia di non denunciare i compagni del figlio, in quanto sarebbero intervenuti loro come istituzione scolastica per fermare gli abusi.
“Purtroppo nulla è cambiato. La dirigente scolastica non ha mai voluto incontrarci. Si è poi presentata al funerale di mio figlio, sinceramente poteva anche evitare”.
I bulli non si sono fermati neppure durante la cerimonia funebre, commentando ad alta voce la foto del ragazzo deposta sulla bara: “Di persona era più brutto”.
La signora Maria chiede giustizia: “Non voglio che i bulli vadano in carcere, ma che vengano presi giusti provvedimenti nei loro confronti, ad esempio lavori socialmente utili per aiutare le persone disabili o gli anziani. Devono capire che hanno sbagliato”.
Il problema di Michele era dovuto a un danno da vaccino ma in televisione non se ne può parlare
Nella seconda parte dell’intervista, la signora Maria si sofferma a spiegare che il figlio aveva un problema di deambulazione grave, insorta dopo la vaccinazione effettuata nei primi mesi di vita.
“Michele era nato sano, cominciò a stare male dopo la vaccinazione anti polio Sabin, che gli venne somministrata mediante gocce”.
Prima di partire con la denuncia, la famiglia raccolse tutta la documentazione: fu fondamentale, perché in seguito alla ASL risposero di non trovare più nulla riguardo la vaccinazione del piccolo.
Michele Ruffino è stato in seguito riconosciuto come soggetto danneggiato da vaccinazione obbligatoria, come previsto dalla legge 210/92. Nonostante questo, i genitori non hanno potuto parlarne in una trasmissione televisiva.
“Dopo il suicidio, siamo stati ospiti in diverse trasmissioni per parlare della vicenda. Alla Rai uno degli autori ci disse che non dovevamo far riferimento al danno da vaccino”. Così in diretta la famiglia Ruffino si è concentrata solo sulla questione bullismo.
Oltre al dolore immenso per la perdita di un figlio, questa famiglia si è vista negare il diritto di raccontare la verità.
“A causa del danno danno la vita di nostro figlio è stata rovinata, veniva schernito proprio per questo suo problema fisico”, è lo sfogo amaro di Maria.
Michele infatti aveva problemi a deambulare correttamente, anche se molti anni di cure e terapie lo hanno aiutato a recuperare una buona mobilità.
La signora Maria lancia un ultimo appello: “Chiediamo giustizia e verità: la gente deve sapere che i danneggiati esistono e c’è una legge che prevede il riconoscimento e l’indennizzo”.
[Fotogramma tratto da YouTube. Non sappiamo quale fosse la trasmissione di cui parla la signora]