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C’è un gruppo sanguigno che rischia di più ma è uno studio preliminare

Uno studio effettuato in Cina metterebbe in correlazione il gruppo sanguigno con il contagio da coronavirus.

Il South China Morning Post ha pubblicato la notizia di uno studio preliminare, condotto da un team di ricercatori provenienti da tutta la Cina, che associa una maggiore o minore possibilità di contagio in base al sangue.

Sembrerebbe infatti che i pazienti con gruppo sanguigno A abbiano maggiore possibilità di contrarre l’infezione mentre quelli con il sangue tipo 0 avrebbero un rischio più basso.

I ricercatori cinesi hanno preso in esame i gruppi sanguigni di oltre 2000 pazienti con Covid-19, di diverse fasce di età e sesso, a Wuhan e Shezhen. Li hanno poi confrontati con quelli della popolazione sana di quelle zone.

Dei pazienti esaminati, 206 sono deceduti con Covid-19 e di questi 85 (il 41%) avevano il gruppo sanguigno di tipo A, mentre 52 (il 25%) di tipo 0.

Confrontando ed esaminando i dati hanno potuto confermare l‘ipotesi della correlazione tra gruppo sanguigno e coronavirus. I pazienti con sangue di tipo A, oltre a un maggior rischio di infezione, presentavano anche sintomi più gravi.

Nonostante sia uno studio preliminare che ha bisogno di ulteriori verifiche, il team di ricerca ha esortato le strutture mediche a prendere in considerazione la differenza tra i gruppi sanguigni per il trattamento dei pazienti con Covid-19.

I ricercatori, guidati da Wang Xinghuan del Center for Evidence Based and Translational Medicine, presso lo Zhongnan Hospital dell’Università di Wuhan, hanno affermato: «Le persone con gruppo sanguigno A potrebbero aver bisogno di una protezione personale particolarmente rafforzata per ridurre la possibilità di infezione. Potrebbero aver bisogno di ricevere una sorveglianza più vigile e un trattamento più aggressivo in caso di contagio».

Gruppo sanguigno, malattie e virus: altre correlazioni

Non è la prima volta che il gruppo sanguigno è messo in relazione con una malattia o un virus. Per esempio erano state osservate differenze con la SARS (sindrome respiratoria acuta grave), l’epatite B e il virus Norwalk.

Lo studio, anche se solo preliminare, è comunque interessante e andrebbe migliorato con un campione di studio più grande.

Gao Yingdai, un ricercatore del State Key Laboratory of Experimental Hematology di Tianjin, che non ha partecipato allo studio, ha rassicurato: «i cittadini comuni non dovrebbero prendere le statistiche troppo sul serio».

«Se sei di tipo A, non è necessario farti prendere dal panico. Ciò non significa che sarai infettato al 100%. Se sei di tipo O, non significa nemmeno che sei assolutamente al sicuro. Devi ancora lavarti le mani e seguire le linee guida emesse dalle autorità».