Parlando di coronavirus ci soffermiamo sempre e solo sull’emergenza sanitaria ma quello che dovrebbe preoccuparci saranno le vittime che provocherà una volta passato.
Qualcuno ha parlato dell’aspetto economico devastante che si prospetta dopo la risoluzione di questa emergenza che ha fatto inginocchiare tutto il mondo.
Chi ha provato ad avanzare l’ipotesi della rovina finanziaria però ha subito attacchi da molti per la poca sensibilità al problema sanitario: «Prima la salute, dopo i soldi».
Ma il futuro è veramente a rischio. Il pericolo economico del coronavirus è esponenzialmente maggiore dei rischi e delle vittime che può provocare.
Questa settimana, solo nei mercati finanziari americani, sono stati spazzati via trilioni di dollari ed è solo l’inizio. È difficile pensare che anche il nostro Paese, la nona potenza economica del mondo, non entri in una recessione.
Ma è ancora più difficile immaginare che nella recessione non finisca anche l’Europa intera e con lei i suoi partner commerciali, come gli Stati Uniti.
Il punto più preoccupante è che i governi continuano a vedere questa emergenza solo come sanitaria e non economica. Per limitare le vittime i governi dovranno intervenire più velocemente e duramente di quanto hanno fatto nell’ultima crisi finanziaria di dodici anni fa.
A oggi le vittime in tutto il mondo della Covid-19 ammontano a 4.947. Ma a livello economico paralizzerà miliardi di dollari, con crolli del mercato azionario che subirà una tempesta. Per non parlare della guerra petrolifera tra Russia e Arabia Saudita e la potenziale crisi migratoria dovuta al conflitto in Siria.
Nessuno pensa alle vittime della crisi finanziaria
Quando guarderemo indietro, ricorderemo bene il momento in cui il coronavirus ha tagliato i fili che tengono insieme l’economia mondiale.
Nessuno vuole minimizzare la paura e le morti che il virus sta mietendo ma la sofferenza umana può essere sperimentata anche col fatto di non essere più in grado di pagare le bollette o perdendo la casa.
Tutto è partito dalla Cina che ha sopportato il maggior peso economico e umano del virus. La chiusura di molte fabbriche ha influenzato anche la produzione di altri Paesi essendo la Cina responsabile di un terzo delle esportazioni globali.
Strana coincidenza anche la guerra petrolifera che si è scatenata in concomitanza con la pandemia di coronavirus per mano di Russia e Arabia Saudita, che ha provocato un crollo del prezzo dell’oro nero del 30%.
Il rischio in questo momento è di compromettere il delicato equilibrio tra Oriente e Occidente, dove ogni potenza cerca di rimodellare i mercati globali a proprio vantaggio. Ignorare questi cambiamenti provocherà una crisi finanziaria con più vittime di qualsiasi pandemia.